Con il termine lattuga includiamo una vastissima gamma di insalate dalle caratteristiche e dai sapori molto diversi, tutti riconducibili a variazioni della Lactuca sativa, pianta biennale appartenente alla famiglia delle Compositae. Antenata di tutte le insalate commestibili, la lattuga fu coltivata e consumata fin dagli albori dell’umanità. Seminata in abbondanza nei giardini Egiziani perché ritenuta afrodisiaca, la ritroviamo esaltata tra i greci e i romani come pianta sedativa e depurativa: non è ben chiaro quale popolo avesse ragione circa le sue proprietà, ma oggi possiamo dire con certezza che contiene vitamine A e C, calcio e ferro, nonché fibre che favoriscono la digestione.
Rigorosa è invece la divisione botanica, secondo la quale le diverse cultivar di latuca sativa possono essere schedate in tre grandi famiglie. La prima, detta delle capitata, comprende tutte le lattughe che si presentano con le foglie incappucciate, in forme più o meno rotonde simili a delle teste – caput, appunto: parliamo quindi del tipo trocadero, con foglie verdi o rosse dal sapore delicato, e di tutte le lattughe a cappuccio commercializzate con nomi tipo brasiliane o iceberg, che si riconoscono per la consistenza croccante e il sapore deciso.
Il secondo grande gruppo è detto delle longifolia e comprende le tipologie con foglie erette di colore verde: sono le cosiddette lattughe romane, dal gusto spesso forte, quasi amaro.
Ultima grande famiglia è quella delle secalina, le lattughe a foglie erette con margini ondulati, come la verdissima gentile e la lollo, caratterizzata dai bordi spiccatamente arricciati, molto utilizzata a fini decorativi. In questo insieme troviamo infatti un’immensa fantasia di colori, dal verde al giallo, al rosso al bronzo.
Indipendentemente dalle varie specie, qualsiasi lattuga è ottima se consumata freschissima, condita con sale e olio. L’alto contenuto d’acqua la rende molto saziante e dissetante: è opportuno però lavarla, tagliarla e condirla pochi minuti prima di servirla. Infatti il lattice contenuto al suo interno ossida molto velocemente a contatto con l’aria, conferendo un poco appetitoso profilo giallognolo alle foglie. Al momento dell’acquisto, l’esame visivo deve rilevare foglie ben chiuse se la lattuga è a cappuccio; altrimenti è preferibile che presenti foglie turgide, senza segni giallastri alla base, di un bel colore brillante. Inoltre il cuore deve essere sodo, croccante e ben serrato. Nella nostra regione la lattuga si raccoglie soprattutto nelle zone del Cavallino, del Veronese e di Lusia, da aprile a settembre: nei restanti mesi troviamo sui banchi il prodotto proveniente principalmente da Sud Italia.
Curiosità: etimologia della lattuga
L’origine del nome Lactuca sativa deriva dalla parola latte o lattice: in effetti salta agli occhi la presenza del liquido biancastro che fuoriesce da gambo e foglie appena tagliati. Oltre ad essere altamente ossidante, questo lattice è una sostanza che contiene dei principi attivi simili a quelli dell’oppio, seppur in quantità nettamente minori rispetto al potente narcotico: ne erano ben consapevoli i romani, che utilizzavano l’ortaggio come ingrediente base di tisane e unguenti con fini sedativi. Plinio ci ha anche lasciato testimonianza di ciò documentando l’utilizzo della lactuca astytis come ingrediente base non solo di digestivi che potevano rilassare e conciliare il sonno.