Le tecnologie attualmente disponibili per il recupero e la valorizzazione dei sottoprodotti dell’attività vivaistica possono essere suddivise in funzione della tipologia di scarto, dei volumi da gestire e degli investimenti necessari.
Nello specifico sono state individuate le seguenti soluzioni
-Piccoli cantieri mobili
-Cantieri industriali
-Cantieri aziendali di tipo mobile
I piccoli cantieri mobili si applicano per il recupero a fini energetici dei sottoprodotti della potatura. La tipologia di materiali recuperabili sono i residui vegetali che possono essere destinati alla combustione in caldaie dedicate con focolari progettati per gestire rotopresse cilindriche o materiale sfibrato con soluzioni per l’ottimizzazione della fase di alimentazione continua dell’impianto e del processo di combustione. Questi impianti si caratterizzano per l’impiego di macchine trincia-caricaricatrici, imballatrici, cippatrici e sfibratrici. Le macchine trincia-caricatrici sono una evoluzione delle trinciasarmenti tradizionali, modificate con l’obiettivo di recuperare il triturato. A tale scopo le macchine sono allestite con serbatoi di accumulo del materiale con capacità variabili da 1 fino a 7 m³, elevabili idraulicamente per agevolare lo scarico su rimorchi (altezza oltre 2500 mm).
Le prime sono rappresentate dal caricamento del materiale grezzo all’interno del biotrituratore, la sua sminuzzatura e quindi la separazione delle diverse frazioni. Le fasi accessorie consistono in operazioni per l’ottimizzazione della logistica, che prevedono lo spostamento dei cumuli in prossimità del cantiere di lavoro, e per il mantenimento quali-quantitativo delle frazioni legnose con arieggiamento dei depositi di stoccaggio.
La sminuzzatura iniziale del materiale viene effettuata con un biotrituratore regolabile in base alle specifiche esigenze del prodotto richiesto. La successiva separazione consente di ottenere
-una frazione grossolana costituita da tronchetti di circa 10-15 cm di lunghezza e 3-4 cm di diametro, utilizzabile per la realizzazione di biofiltri
-cippato eterogeneo per caratteristiche dimensionali, destinato all’alimentazione di caldaie industriali automatiche di elevata capacità
-substrato, da riutilizzare per la coltivazione in contenitore o come ammendante per le colture in campo.
Per quello che riguarda la problematica relativa alla gestione delle contaminazioni da materiali metallici, minerali e plastici sono disponibili tecnologie in grado di garantire un elevato livello di separazione. Si può, per esempio, utilizzare un un separatore ad induzione sul nastro trasportatore dotato di un rotore magnetico. Il rotore ad induzione, girando molto velocemente su se stesso, genera un potente campo magnetico: quando il metallo non ferroso (allumino, rame, ottone etc.) arriva in prossimità del campo magnetico, viene sollevato ed espulso lontano dalla macchina, mentre i materiali inerti (pietre ed elementi minerali) cadono seguendo la normale traiettoria in un differente contenitore di raccolta. I metalli ferrosi invece, sono trattenuti dal campo magnetico.
Per la separazione delle componenti plastiche, invece, si può impiegare un separatore eolico. Questo sistema consente di separare i materiali più leggeri da quelli più pesanti mediante un sistema vibrante e due correnti d’aria in successione: una longitudinale di sollevamento e una trasversale di espulsione. Attraverso la regolazione della portata e della direzione dell’aria prodotta dai ventilatori e dell’intensità della vibrazione è possibile effettuare l’operazione di separazione estraendo il materiale più leggero direttamente da un portello laterale. Il materiale leggero (carta, plastica o nylon) viene estratto dal portello laterale e raccolto su idoneo contenitore, il materiale più pesante viene espulso mediante un nastro trasportatore e raccolto in cumuli o in idonei contenitori.
La necessità di soluzioni per la gestione degli scarti verdi a livello aziendale ha portato alla individuazione di cantieri innovativi sviluppati nell’ambito del progetto VIS.. Queste soluzioni nascono conseguentemente alla necessità di superare da un lato i limiti tecnici dei piccoli cantieri mobili, rappresentati dall’impossibilità di recuperare il terriccio dalle piante in vaso, dall’altro dalla incapacità di sostenere gli investimenti necessari per i cantieri industriali.
Le componenti recuperabili nei cantieri industriali, in seguito al processo di biotriturazione, assumono caratteristiche che rendono difficoltoso l’ottenimento di due frazioni qualitativamente ottimali. Sulla base di queste considerazioni, la unità di ricerca dell’Università degli Studi di Firenze ha condotto uno studio per la identificazione di soluzioni finalizzate alla separazione del terriccio dalla componente vegetale con processi che non implicano la loro interazione. L’analisi svolta ha portato alla identificazione di un sistema di separazione delle componenti basato sulla vibrazione inferta al tronco delle piante da smaltire. Il concetto si basa sulla constatazione che le piante per essere trattate devono in ogni caso essere movimentate. Pertanto, possono essere efficacemente afferrate per mezzo di una pinza che sia in grado di conferire al tronco una potente vibrazione in grado di operare il distacco del materiale terroso dalla radici della pianta. Così facendo, si tende a sfruttare l’omogeneità della pianta per separarla dalla zolla tramite una vibrazione applicata al tronco. Le due componenti possono così essere gestite separatamente, come scarto verde e come terriccio reimpiegabile nel processo produttivo. Per assolvere agli scopi enunciati sono state individuate due testate scuotitrici con caratteristiche tali da poter essere impiegate efficacemente su piante con un peso fino a a 800 kg.
Per i piccoli vivai e per piante pesanti non più di 100 kg, è stata identificata una testata scuotitrice derivata dalla pinza “Andreucci”, a sua volta realizzata ed impiegata per la prima volta nella macchina SR12, primo esempio storico (1967) di cantiere meccanico integrato per la raccolta delle olive.
Lo scenario delle aziende vivaistiche italiane si trova ad affrontare un difficile periodo in cui è necessario individuare soluzioni che aumentino produttività ed efficienza attraverso nuove pratiche gestionali. Parallelamente allo sviluppo di nuove tecnologie e macchinari, risulta indispensabile l’aggregazione degli investimenti e il loro impiego su aree sufficienti ad ammortizzarli con soluzioni quali la creazione di “reti d’impresa”, la formazione di esperti e operatori tecnici e l’aggregazione territoriale.