Mantenere costantemente efficiente la lavastoviglie significa anche gestire correttamente il livello di sale rigenerante, quel sale specifico che serve ad addolcire l’acqua dell’apparecchio ed evitare la formazione di calcare sul vano interno e sulle stoviglie. Spesso ci si chiede “ogni quanto bisogna mettere il sale nella lavastoviglie?”, ma la risposta varia in base a diversi fattori: la durezza dell’acqua della propria zona, la capacità del serbatoio, il numero di cicli di lavaggio settimanali e persino il modello di lavastoviglie.
In generale, il punto di partenza è l’indicatore luminoso o digitale presente sul pannello di controllo. Quando si accende, segnala che il livello di sale è prossimo all’esaurimento. Se si dispone di una lavastoviglie più economica, priva di spie, bisogna aprire il coperchio del contenitore dedicato, solitamente collocato accanto al braccio irroratore inferiore, e verificare che il sale non sia a filo con il bordo o che non appaia asciutto e compattato. Questa verifica manuale andrebbe fatta almeno una volta al mese nelle case in cui si utilizza giornalmente la lavastoviglie.
La durezza dell’acqua è il fattore che incide di più sulla frequenza del rabbocco. Nei comuni in cui l’acqua è definita “molto dura”, con valori superiori a 30 °F (gradi francesi), il sale si consuma più rapidamente, perché il sistema di addolcimento interno deve scambiare ioni di calcio e magnesio con ioni di sodio ogni volta che entra acqua nuova. In questi casi, con quattro o cinque cicli giornalieri, il serbatoio principale da circa un chilo di sale si esaurisce in quattro o cinque settimane. Se invece l’acqua è mediamente dolce, inferiore a 15 °F, e la lavastoviglie non è sottoposta a carichi eccessivi, il sale può restare efficace per due o tre mesi.
Oltre a valutare la durezza, è importante assicurarsi di utilizzare sempre sale specifico per lavastoviglie e non sale da cucina: quest’ultimo contiene granulometrie e additivi che possono danneggiare la resina del decalcificatore e intasare il filtro. Il contenitore va riempito fino al livello consigliato nel libretto di istruzioni, spingendo delicatamente il sale per far uscire eventuali sacche d’aria e poi pulendo eventuali granelli fuoriusciti dal bordo per evitare la corrosione del coperchio. Dopo il rabbocco, si consiglia di eseguire un ciclo a vuoto o con stoviglie prelavate, in modo da far circolare l’acqua nel decalcificatore e ripristinare l’efficacia del sistema.
Anche il dosaggio dell’addolcitore deve essere tarato in base alla durezza dell’acqua; nella maggior parte delle lavastoviglie moderne questa operazione si effettua tramite un menù di programmazione e consente di ottimizzare il consumo di sale. Se non si è sicuri del valore da impostare, è consigliabile richiedere all’ente gestore del servizio idrico un certificato di durezza e regolare il livello al più vicino grado francese. In alternativa, nei negozi di ferramenta o nei consumatori di prodotti per la casa si trovano kit di analisi fai-da-te che, con poche gocce, permettono di definire se l’acqua è “dolce”, “media” o “dura”.
La manutenzione del filtro e del braccio irroratore influisce indirettamente sul consumo di sale. Se i fori di uscita dell’acqua sono otturati da residui di cibo o calcare, la macchina fatica a raggiungere una pressione adeguata e bisogna ricorrere a maggiori quantità di sale per assicurare la stessa qualità di lavaggio. Pulire il filtro almeno una volta al mese, estrarre il cestello inferiore per verificare che il braccio gire liberamente e rimuovere eventuali incrostazioni all’interno del vano aumenta l’efficienza complessiva e stabilizza il consumo di sale nel tempo.
Chi vive in aree particolarmente calcaree può infine valutare l’installazione di un addolcitore centralizzato o di un sistema a osmosi inversa sotto al lavello. In questo modo l’acqua alimenta la lavastoviglie già a basso tenore di calcare, portando il consumo di sale a valori minimi. L’investimento iniziale si ripaga in risparmio di sale, minori interventi di pulizia e durata più lunga dei componenti interni alla macchina.
In definitiva, non esistono regole fisse valide per tutti: è il numero di lavaggi, la durezza locale dell’acqua e l’efficienza del proprio elettrodomestico a stabilire ogni quanto reintegrare il serbatoio di sale. Tenere d’occhio le spie di avviso, controllare periodicamente il livello e affidarsi a sale specifico, abbinando una corretta manutenzione del filtro e del sistema di erogazione, permette di garantire sempre stoviglie brillanti e proteggere la lavastoviglie dall’accumulo di calcare. Un’attenzione che si traduce in risparmio di sale, minor usura e risultati di lavaggio ottimali per molti anni.